Elenco dei dieci motivi per cui non mi perderò un solo numero della ristampa de
Il Piccolo Ranger delle
Edizioni If da febbraio in edicola.
1) Perché è una collana storica del fumetto italiano e ricorda i tempi, prima dell’avvento dei fumetti neri, in cui gli eroi di carta erano tutti un po’ “piccoli”.
2) Perché è la ristampa di una testata bonelliana di cui non ho la raccolta completa ed è difficile e costoso reperire gli originali, e il numero 32 è uno dei più rari in assoluto, croce e delizia dei collezionisti dello Stivale.
3) Perché leggevo
Il Piccolo Ranger da ragazzo ed ero l’unico a farlo fra i miei compagni, il che mi ha sempre fatto sentire “speciale” questo personaggio.
4) Perché sono un ammiratore di Francesco Gamba, uomo di una straordinaria umanità con cui ho lavorato per quasi vent’anni agli Speciali Cico.
5) Perché oltre a Gamba ci hanno lavorato anche altri disegnatori a me cari, miei collaboratori anch’essi: Birago Balzano e Lina Buffolente.
6) Per le meravigliose copertine pittoriche di Franco Donatelli che le edizioni If ripropongono, a colori, sul retro.
7) Per le meravigliose nuove copertine di Massimo Rotundo.
8) Perché mi fanno ridere Frankie Bellevan e Annie Quattropistole.
9) Perché alcune storie sono state scritte anche da Guido Nolitta.
10) Perché molte storie sono state scritte da Decio Canzio.
11) Perché ci sono più di dieci motivi per iniziare la collana.
Eccone alcuni: per poter rileggere le storie senza timore che si scollino le copertine o si sbriciolino le pagine degli originali; per le copertine pittoriche di Luigi Corteggi che sostituirono a un certo punto quelle di Donatelli; per i redazionali di Gabriele Ferrero; per arrivare al punto in cui certe avventure furono scritte da Giancarlo Berardi e da Marcello Toninelli che fecero lì le prove generali per Ken Parker e per Zagor; per vedere gli esordi di Montanari & Grassani (che a me piacevano più lì che su Dylan Dog); per vedere come cambiano i gusti e i modi di raccontare; per non farsi mancare nulla; per riscoprire racconti che si erano dimenticati; per tornare bambini addormentandosi con quel giornalino in mano; per far vedere ai figli un fumetto che leggevano i loro nonni; per scuotere la testa di fronte all’ingenuità dell’amore fra Kit e Claretta; per meravigliarsi di fronte al cambiamento apportato da Canzio; per trovare le differenze tra il Piccolo Ranger e Capitan Miki; per valutare l’opera di uno sceneggiatore molto famoso dei tempi che furono, Andrea Lavezzolo; perché sei euro per 272 pagine sono un prezzo concorrenziale in confronto a qualunque aperitivo; per sostenere in edicola la testata; perché ho curato un corposo dossier sul numero 18 di Dime Press (febbraio 1998) grazie ai contributi critici di Angelo Palumbo, Giuseppe Pollicelli e Giuliano Terzuoli.
Moreno Burattini