Ho trovato in rete una rara intervista ad un artista colpevolmente poco considerato dagli addetti ai lavori. Sottovalutato in genere anche da quelli che si sono occupati di una serie storica come Il Piccolo Ranger. Ne riporto le parole.
Faganello, il mago delle copertine, dal comics ai libri
IL PERSONAGGIO.
Vive a Nove un eclettico disegnatore di 81anni. Tra migliaia di tavole, molte negli Usa per Selezione In Italia ha lavorato per Bonelli, Harmony, Longanesi, Mursia, il Corriere. In Colombia conobbe Marquez
La mano trema quando raccoglie il pennello per firmare il piccolo dipinto, pulito, i tratti decisi, i colori allegri. Bruno, occhi azzurro cielo e capelli bianchi e vaporosi come nuvole, non ascolta. Forse ha capito ma orgoglioso tira dritto, o forse è semplicemente assorto in quel gesto che racchiude e ripete tutta una vita: «Non ho mai smesso di disegnare e conto di farlo sempre. Mi aiuta a campare, mi fa sentire ancora vivo, che posso fare qualcosa. Non mi stanca, come sostiene mia moglie». Storia avventurosa. E pure stranamente silenziosa visto che in 40 anni di permanenza fra i Berici ed il Brenta non è stata raccontata. Dovunque sia stato Bruno Faganello, nato a Ponte delle Alpi ( BL ) 81 anni fa e dal 1970 residente a Nove, non se ne è mai andato. Da casa, da qui e dai luoghi e dalle vite che ha vissuto.
LO SCRITTORE MARQUEZ.
L'incontro è casuale, curioso. È per la ristampa del fumetto “Il piccolo ranger” del mitico Sergio Bonelli, dove Faganello viene citato come vicentino e tra i più grandi illustratori italiani. A ben vedere la sua incursione nei comics durerà appena tre * copertine realizzate per colui che è stato definito “un vero signore che aiutava tutti i disegnatori”; ma tanto basta per collocarlo nella storia del settore. Impressiona di contro tutto il resto, riassunto in un pensiero: almeno una volta nella vita ognuno di noi ha avuto tra le mani una sua opera. L'elenco lo enuncia lui con quella voce antica, eredità pure delle tante sigarette fumate, richiamate dalla pila di pacchetti alle sue spalle: «Ho disegnato le copertine di Selezione del Reader's Digest, che andavano in America; quelle dei romanzi Harmony e dei libri Longanesi Pocket. Ho fatto tavole per Quattroruote, come quella su Enzo Ferrari nel 1931 e per l'Europeo. Ho illustrato per Rusconi e Mursia, per una casa editrice inglese che mi commissionò scene di duelli aerei della Prima Guerra Mondiale e per le quali mi accollai un lavoro di ricerca straordinario sui dettagli storici». Ha raccontato con la china i Longobardi, il Risorgimento, il Novecento, l'esploratore italiano Romolo Gessi, il Corsaro Nero di Salgari. E pensare che il padre lo voleva con sé, solido commerciante di vini a Crocetta del Montello: «Mi piaceva disegnare e guidare le auto. Diceva che i pittori avevano tutti i capelli lunghi. Andai a lavorare a Cortina nell'azienda di pubblicità turistica di Luigi Sorpais, una persona di mondo. Di soldi non ne vedevo molti, per fortuna c'era una rigorosa amministratrice, così lasciai tutto per andare a Firenze a lavorare allo studio Bardi. Anche lì i soldi arrivavano con il contagocce, così nel 1957, sfruttando un accordo tra Italia e Colombia, andai a Bogotà». Al mattina lavora in una azienda di pubblicità turistica, al pomeriggio nella redazione di un settimanale. Conosce Gabriel Garcia Marquez, «era più avanti di tutti perché sapeva guardare oltre» e soprattutto Fanny, che diventerà sua moglie. Solare, paziente. «Nei tre anni che vi rimasi non scrissi mai a casa che avevo preso moglie, può immaginare come ci rimasero quando tornai. A Cortina avevo avuto una morosa, figlia di un albergatore. Ebbi paura di dover portare un giorno le valigie, volevo vivere una vita alla mia portata. Cosa che ho fatto».
LE EDIZIONI HARMONY.
Nel 1960 torna in Italia, a Milano. La gavetta è un editore di libri scolastici: un anno e di lui si accorgono un po' tutti. A cominciare da Mondadori. «Erano anni incredibili, alla Fabbri Editore mi pagavano sull'unghia: io portavo i disegni e loro mi davano l'assegno. Poi l'avvento delle fatture cambiò tutto». Collabora alla "Domenica del Corriere" dal 1964 al 1973 e vive a Monza fino al 1970. Tra i grattacieli lui, montanaro e alpino, si sente soffocare. Si ricorda allora di Bassano: «Quando ci passavo per tornare a casa mi sembrava un posto pieno di verde. Ed essendo impossibile trasferirmi a Bergamo Alta, finii qui». Dopo Bruno (ricordate la saga dei Buendia...) nato in Sud America, arriva la secondogenita Mirka Caterina. Ma 16 anni fa un'infezione post operatoria lo annienta a letto: comincia a dipingere alberi. Bellissimi. «Sono parte di me, quando sento che qualcuno brucia un bosco mi viene da piangere». E gli occhi infatti si arrossano. Si riprende: «Volevano che andassi al centenario del Corriere dei Piccoli, mi avrebbero prelevato con l'elicottero, ma non ce l'ho fatta». Il mondo è ora uno studio, la dolcissima Fanny e tutti i disegni aperti sul passato. A Nove è soprattutto il vecchietto con gli occhi azzurri. Tra i massimi illustratori italiani lui fa spallucce e ripete: «Ho avuto una vita alla mia dimensione». E con un sorriso ripone libri e disegni. Fino alla prossima tavola.
Roberto Luciani - Il Giornale di Vicenza - 07/08/2012
* ( in realtà sono 9 ).
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